Gianmarco Tamberi si prepara a vivere un Mondiale da protagonista. Anche se il dolore ancora lo tormenta: “Sono carico come alla vigilia di tutte le gare affrontate con la maglia azzurra, ma il dolore alla parte alta della gamba sinistra, quella di stacco, persiste. Per le cure ho rinunciato al previsto training camp a Chula Vista, in California. È arrivato alle conclusioni di chi mi aveva visto in Italia: si tratta di un’infiammazione a un nervo. E non c’è farmaco che tenga”.
Gli infortuni non hanno mai dato tregua al campione olimpico del salto in alto. Ma come si manifesta questo dolore? “Quando affronto la parte finale della rincorsa, quando accelero, sento un ago che mi infilza. Avete presente quando si prende una botta al nervo del gomito? Ecco, uguale. Così, anziché decontrarmi come dovrei, mi irrigidisco. Di buono c’è che non posso aggravare la situazione. Devo convivere col fastidio, punto”.
Tamberi e l’ansia da oro mondiale
Tamberi ha parlato proprio della fame che non lo lascia mai. Neppure la medaglia d’oro vinta alle ultime Olimpiadi riesce a saziarlo: “Ho ancora fame, ho ancora il fuoco dentro. Non mi sono allenato da ottobre per niente. Non mi accontento. Mai. Non ho smesso perché ho un obiettivo: il titolo mondiale all’aperto è il solo che manca alla mia collezione. Immagino sia difficile comprendere da fuori, ma chi conosce la mia storia invece capisce”.
Si parla poi di cosa ci si può aspettare dalla gara del salto in alto. Secondo Gimbo ci saranno tante mine vaganti in cosa per l’oro: “Me la giocherò, ma con le misure di questa stagione avrei superato la qualificazione solo una volta. Ci sarà subito da lottare. Manca chi può volare altissimo, il livello medio è però molto buono: pronostico aperto. Barshim è il più imprevedibile di tutti: col talento che ha, pure quando sembra morto risorge. Ricordate Doha 2019?”.
Il nostro capitano spera di poterci regalare una nuova gioia.
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Fonte immagine: Profilo Instagram @gianmarcotamberi