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Spissu, l’erede di Pozzecco: “Lui mi ha dato tantissimo”

Il playmaker in forza a Venezia ammette l’importanza di avere il Pozz in Nazionale

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Fonte immagine: Profilo Instagram @italbasket

Marco Spissu si sente molto legato alla Nazionale. Indossare la canotta azzurra è qualcosa che lo riempie di orgoglio e di responsabilità, partita dopo partita: “Per me è un onore vestire l’azzurro, ho una grande carica dentro perché sono consapevole che questa squadra ha bisogno di me adesso. Ma non parliamo troppo degli assenti. Siamo qui per vincere tutti insieme con i giocatori che ci sono. Questa Italia può farcela a strappare subito il pass mondiale”.

Il playmaker, attualmente in forza alla Umana Reyer Venezia, ha fatto capire che giocare partite come quella di ieri in Georgia non è facile. Specie se ti chiami Italia: “In generale, è più difficile vincere in trasferta in Nazionale che con le squadre di club. Guardando all’aspetto tecnico, rispetto alla bella ma sfortunata partita che abbiamo perso con la Spagna, dovremo essere più pronti a rimbalzo difensivo per non concedere troppi secondi tiri e limitare le palle perse”.

Spissu e il rapporto con il Pozz

Avere Gianmarco Pozzecco in panchina ha aiutato tantissimo Spissu a ritrovare l’azzurro. Lui stesso lo ribadisce ai microfoni della Gazzetta dello Sport: “Tra di noi c’è un feeling speciale che va oltre la pallacanestro. Per me Poz è molto di più del c.t. della Nazionale. Mi ha dato fiducia negli anni di Sassari promuovendomi titolare. Tra noi c’è una profonda sintonia che ci tiene a contatto anche quando non ci sentiamo per settimane”.

Il playmaker sardo, che dopo aver tentato l’avventura nel campionato spagnolo è tornato a giocare in Italia, ha parlato dei possibili legami tecnici e caratteriali con il commissario tecnico della Nazionale: “Molti ci vedono uguali, sarà per il ruolo in comune. Ho visto solo qualche video del Poz. Credo che ci siano differenze tra noi. Molte dipendono dall’epoca che ci divide. Venti anni fa il basket era molto diverso da quello di oggi. È normale”.

Un altro talento, tutto genio e sregolatezza, per il nostro basket.

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