Scott Redding è stato uno dei piloti che ha provato a fare il grande salto nell’Olimpo delle due ruote. Il centauro britannico ha fatto ottime cose nelle primissime stagioni della sua carriera in MotoGP, partendo dalle categorie inferiori per fare la cosiddetta trafila. Poi però non c’è stato più spazio per lui, che ha dovuto reinventarsi in Superbike. Ed è qui che ha fatto ottime cose, lottando anche per il titolo mondiale.
In attesa di veder partire la sua stagione, Redding ne ha approfittato per fare una denuncia. Un attacco frontale per il modo in cui vengono gestiti i piloti nella classe regina: “La MotoGP assume giovani piloti senza pagarli adeguatamente e distrugge le loro carriere. Dopodiché devono correre in un altro campionato come il Mondiale Superbike per tornare in pista. Gareggiano in MotoGP per un anno o due e, se non ce la fanno, sono fuori. Sono pochissimi ad avere successo”.
Redding contro il sistema MotoGP
Redding, che anche nel 2022 correrà in sella a una Bmw, ha fatto capire che diversi piloti arrivati dalle classi inferiori non hanno fatto il salto di qualità a livello economico. “Ci sono – ha detto – tanti giovani in top class oggi e so che non vengono pagati come hanno fatto con Valentino Rossi, Andrea Dovizioso o Jorge Lorenzo quando sono saliti dalla 250. I loro ingaggi non vanno nemmeno vicini a quelli di questi big”.
Ma qual è il destino per quei piloti come Redding, che non riescono a restare in MotoGP? Il britannico trova una risposta anche in base alla sua esperienza degli anni scorsi: “I piloti che vengono esclusi dal grande giro possono provare a fare un passo indietro, ripartendo dalla Moto2 o trovando un posto in Superbike con ingaggi simili. Ma in entrambi i casi devono fare meno gare per potersi divertire un po’”.
Non un bello spot per l’Olimpo delle due ruote.
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Fonte immagine: Profilo Instagram @reddingpower
