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Quando Sheva scelse il Milan

A volte bisogna farsi trasportare dagli eventi

Sheva: a volte bisogna farsi trasportare dagli eventi
Fonte immagine: Pagina Instagram @andriyshevchenko

La storia di Andriy Shevchenko è forse una delle più belle che la storia recente del calcio mondiale ci ha regalato. Un ragazzo con un talento spettacolare, ma dotato al tempo stesso della tempra del campione che non vuole arrendersi mai. Non è un caso che un calciatore di questo tipo, oltre a trascinare la sua Nazionale anche a livello internazionale, sia diventato una stella e un modello da seguire negli anni al Milan.

La sua storia parte da lontano, dalla Dinamo Kiev con cui si è fatto notare da giovanissimo alla fine del secolo scorso. Il suo più grande maestro, il colonnello Valery Lobanovski, gli ha schiuso le porte del grande calcio: “Mi chiamò Lobanovsky prima di una partita. “Domani ci saranno i dirigenti del Milan a vederti”. Mi si gelò il sangue. Avevo fame. Non di soldi, tutto sommato non stavamo male, ma di successo. Io volevo avere successo in quel che amavo fare”.

Shevchenko arriva al Milan

Il suo arrivo al Milan passa sotto la stella di un altro grande uomo per la sua carriera, ovvero Ariedo Braida. Il direttore sportivo che lo ha portato in rossonero dopo averlo visionato a lungo e lo ha poi voluto a tutti i costi: “La prima volta che firmai con il Milan, il mio primo contratto vero, mi rifiutai di guardare la cifra che c’era scritta sopra. Al Milan ci arrivai grazie ad Ariedo Braida. Lui vide qualcosa in me che non sapevo neppure di avere”.

Shevchenko chiude il suo racconto con un aneddoto legato a un altro grande uomo della storia del Milan, ovvero Adriano Galliani. La storia riguarda la sua più grande conquista individuale, il Pallone d’Oro del 2005: “Quando portò Galliani in Ucraina per vedermi, giocai una partita orrenda, ma lui mi difese. E quando venne a casa mia per convincermi a firmare, mi diede una maglia rossonera con sopra il mio nome. “Ci vincerai il Pallone d’oro, con questa” mi disse. Io e mio padre ci mettemmo a ridere. Aveva ragione lui”.

Eh già Sheva, aveva ragione lui.

Angelo Lucarelli

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Fonte immagine: Pagina Instagram @andriyshevchenko