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Perchè tra Sarri e la Juventus non ha funzionato

Fonte immagine: Wikipedia Commons

La notizia non era del tutto inattesa, ma ha sicuramente dato la scossa agli appassionati. Nel pomeriggio di sabato, Maurizio Sarri è stato esonerato dal ruolo di allenatore della Juventus. E la mente torna a quel pomeriggio di giugno di un anno fa, al momento in cui fu annunciato il suo ingaggio come successore di Max Allegri sulla panchina bianconera. C’era chi sosteneva che si sarebbe trattato di una rivoluzione fatta per sconvolgere il calcio.

Ma c’era anche chi – e alla lunga aveva ragione – sosteneva che rimpiazzare Allegri con Sarri fosse un passo indietro. Un downgrade legato se non altro al fatto che la Juventus, dopo aver vinto altri scudetti con il mister livornese e aver sfiorato la Champions League in un paio di occasioni, dovesse puntare a qualcosa di più. L’impossibilità di puntare su Pep Guardiola, il cui addio al Manchester City era legato all’eventuale sanzione degli inglesi dalle coppe, ha forse mandato nel panico la dirigenza.

Il direttore sportivo Fabio Paratici decise di puntare fortissimo su Sarri, che con il suo Napoli un paio di stagioni prima era stato forse l’unico a mettere in dubbio l’egemonia della Vecchia Signora in campionato. Ma questa fiducia cieca, riposta in un allenatore come Sarri, non fu ripagata. E a sottolineare la scarsa capacità di “trattare” con i campioni si era già vista nella stagione precedente. L’ex mister azzurro vinse con il Chelsea l’Europa League, ma al culmine di un’annata arricchita da troppi episodi negativi.

Come l’ammutinamento del portiere spagnolo Kepa, che rifiutò di farsi sostituire nella finale di Coppa di Lega. Sarri, in quel caso, non solo non impose il suo ruolo per far entrare il sostituto designato – Willy Caballero – ma alla lunga arrivò anche a “comprendere” le ragioni dell’estremo difensore spagnolo. E poi la squadra, chiaramente con un’impronta che poco o nulla c’entrava con quella dell’allenatore, trionfo nella finale europea giocata contro i vicini di casa dell’Arsenal.

Dunque, alla base del fallimento di Sarri c’è stata soprattutto la sua scarsa capacità di imporre il suo carisma con i tanti campioni presenti in rosa. Carisma che è rimasto ben riposto nel cassetto anche nei rapporti con la dirigenza, soprattutto nel sempre caldo tema del mercato. Perché quando richiedi giocatori adatti al tuo gioco – come nel caso dei ‘fedelissimi’ Jorginho e Hysaj – ma ti ritrovi con una rosa già fatta con acquisti (come quelli di Ramsey e Rabiot) già fatti prima del tuo arrivo, vuol dire che qualcosa non torna.

Così Sarri si ritrovato ad allenare una Juventus già allestita, a prescindere da quale sarebbe stato il suo allenatore, visto che Allegri non era ancora andato via. Una rosa già fatta e finita, una squadra che raramente lo ha seguito, ma anche uno stile che poco si addice con quello della Juve. Una società abituata all’eleganza e a un certo savoir faire, non certo a un mister che va in panchina con un mozzone in bocca a causa del divieto di fumo. E una tuta – il “biglietto da visita” di Sarri – rimpiazzata con una polo a maniche lunghe costantemente sudata.

Dunque sono tanti i motivi per cui tra Sarri e la Juventus non ha funzionato. E la sensazione è che abbiamo grattato giusto la superficie.

Fonte immagine: Wikipedia Commons

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Francesco Cammuca