Arbitri nella bufera. Non è certo il primo anno in cui le polemiche per gli arbitraggi hanno riempito le pagine dei giornali sportivi e delle discussioni tra tifosi, ma forse mai prima di oggi si era arrivati a un tasso di mal sopportazione così alto. E questo anche perchè se una volta almeno si poteva discutere solo degli errori sul campo, commessi comunque da un semplice essere umano, ora la beffa arriva proprio nel momento in cui la tecnologia e il VAR avrebbero dovuto attenuare il problema, invece di esaltarlo in negativo.
La domanda per tutti è sempre la stessa: come mai si commettono tanti errori nonostante si possa ora rivedere con tutta la calma del caso e da mille angolazioni diverse, le azioni di gioco sul campo? E soprattutto, come mai c’è un metro di disparità così evidente tra situazioni e situazioni a seconda di chi è coinvolto?
Quesiti per ora senza risposta dove, anzi, ogni tentativo di spiegazione da parte dell’AIA ha aggravato la confusione in merito e probabilmente portato gli arbitri a vivere con ancora maggiori dubbi questa situazione.
Confusione, indicazioni non chiare e a volte in contrapposizione, una qualità generale forse non all’altezza in questo periodo, una poca dimestichezza con il mezzo VAR coadiuvata da regole altrettanto poco chiare e non ultima forse anche la poca voglia della classe arbitrale di demandare le decisioni importanti al monitor. Insomma il caos ormai è totale. Ma quali potrebbero essere le vie di uscita?
Il VAR a “Chiamata”
Sembra la soluzione che piace più di tutti agli addetti ai lavori, allenatori in primis, che avrebbero così la possibilità di scegliere un paio di episodi a partita in cui essere sicuri di poter avere un riscontro tecnologico su episodi a loro avviso dubbi. Un metodo che non solo eviterebbe polemiche riguardo le chiamate del VAR (a volte sì e a volte no), ma al contempo responsabilizzerebbe gli stessi giocatori nel limitare le proteste solo agli interventi dove effettivamente è successo qualcosa in campo (se un attaccante non si sente toccato difficilmente farebbe richiesta del VAR per una caduta in area).
Trasparenza e Comunicazione
A prescindere dalla chiamata o meno, di certo la richiesta di avere più trasparenza e chiarezza in merito alle scelte in campo da parte degli arbitri, è cosa comune. Ci si chiede ancora come mai nel 2021 ancora le casacche gialle non possano per regolamento spiegare i motivi delle loro (legittime) scelte, per di più se ormai sotto gli occhi di tutti. Ora poi ci sono anche le comunicazioni vocali con il VAR, che dovrebbero a questo punto rientrare nell’arco delle notizie di gioco e diventare contenuti di discussione pubblica. Errare è umano, non spiegare, è diabolico.
Divisione dei ruoli
Non se ne parla moltissimo, ma è un po’ come quando si chiede a un medico di andare contro al parere di un altro medico. Sono veramente rari i casi in cui succede. Ecco, non vorrei che molto spesso tra arbitri la percezione di fondo sia molto simile. Al VAR del resto, siede un altro arbitro (anche più di uno) che deve in certi casi andare contro al giudizio di un suo collega in campo. E visto alcune scelte, mi sembra si sia piuttosto restii a farlo.
Chissà che non potrebbe quindi essere utile avere dei “professionisti” del VAR, che peraltro richiedere sì la conoscenza del regolamento, ma anche caratteristiche e qualità diverse rispetto alle doti necessarie sul campo (l’immediatezza per esempio, può essere sostituita dalla percezione sul video). Un modo per avere due campane distinte, che si parlino e si aiutino a vicenda, senza remore di scavalcare gerarchie o crearsi nemici. Di fatto però, torniamo al punto iniziale, serve anche molta più trasparenza e qualità nella classe arbitrale.
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Fonte immagine: Profilo Instagram @aia_it
