Michael Owen è stato per lungo tempo uno dei migliori giocatori del mondo. Tuttavia, a un certo punto della sua carriera qualcosa si è rotto in maniera inequivocabile: “Quando mi sono fatto male per la prima volta gli adduttori, sono finito. Davvero. Ho cambiato il mio modo di giocare, non ero più quello che segnava gol come quello all’Argentina. Saltavo gli avversari, scattavo negli spazi, crossavo. Quello ero io”.
L’ex giocatore del Liverpool ha ammesso che gli ultimi anni della sua vita da calciatore sono stati un autentico calvario. Tanto da avere una forte paura di farsi male ogni volta che scendeva in campo: “Negli ultimi sei o sette anni della mia carriera mi sono trasformato in quello che riuscivo a essere. Ero terrorizzato dalla possibilità di scattare quando avevo spazio. Sapevo che mi sarei strappato l’adduttore”.
Owen e la voglia di smettere
Tra le altre cose il passaggio al Real Madrid da fresco vincitore del Pallone d’Oro non ha aiutato. Owen ha ammesso di avere il timore di tentare le sue classiche giocate: “La cosa peggiore è che il mio istinto mi diceva di fare come sempre. Sono nato per essere un calciatore. E invece mi ricordo che quando McManaman prendeva il pallone e poteva lanciarmi in profondità pensavo ‘no, non puoi farlo, ti prego, passala corta’”.
Al punto che, a un certo punto, la sua unica speranza era quella di arrivare presto a un’età accettabile per smettere: “Per quei sei o sette anni ho odiato il calcio. Non vedevo l’ora di ritirarmi, perchè quello che andava in campo non ero io. E la cosa peggiore è che poi sono entrato in uno stato d’animo in cui non mi mettevo neanche nella posizione di scattare. E quindi mi nascondevo, mi mettevo in zone del campo dove non sarei neanche dovuto essere”.
Un vero calvario per un autentico campione.
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Fonte immagine: Profilo Instagram @themichaelowen
