Julian Nagelsmann è senza dubbio uno dei giovani allenatori più bravi in circolazione. Del resto il curriculum che ha già potuto riempire parla al posto suo. Prima sulla panchina dell’Hoffenheim e poi su quella del Red Bull Lipsia si è tolto più di una soddisfazione proponendo un grande calcio. E ora, da quando è passato alla guida del Bayern Monaco, sta conoscendo sempre di più il termine ‘vittoria’.
Tanto che quando arriva una sconfitta, raramente la riesce a prendere con filosofia: “Quando perdiamo una partita, la parola giusta per me è vergogna. Sì, mi vergogno. Se la preparazione è stata quella giusta, allora era sbagliato il piano di gioco? E quali sono le parole da usare con la squadra? È importantissimo che tu riesca a esprimere ai calciatori quello che vuoi dire, ma dopo una partita persa ti senti solo, perché è come vorresti stare: da solo”.
Nagelsmann e l’onta della sconfitta
Perdere non è mai piaciuto a Nagelsmann, il quale ha anche rivelato il suo approccio con i giocatori dopo una defaillance in campo: “Una sconfitta mi pesa per due o tre giorni, ma la parte più difficile è che devi sempre rimanere ottimista, anche quando perdi. Devi farti vedere tranquillo da parte della squadra, perché sei tu quello che devi avere le soluzioni. I giocatori non devono capire che sei triste, arrabbiato, o addirittura che ti vergogni”.
E poi ci sono le situazioni fuori dal campo. Come una che riguarda il suo modo di vivere le sconfitte quando è a casa. Soprattutto di notte… “A volte dopo una partita, specialmente dopo aver perso, mentre dormo mi capita di urlare i nomi dei miei calciatori. È anche successo che una volta mia moglie me l’ha detto, spesso la sveglio di notte e la spavento”.
Una situazione strana che spiega la passione di Nagelsmann per il suo sport.
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Fonte immagine: Profilo Instagram @bavariabadnews
