Questa settimana sarà la volta della terza giornata della fase a gironi di Champions League. E una delle partite più attesa, sia tra il novero delle italiane ma anche a livello globale, è quella che metterà di fronte l’Inter e il Real Madrid. Un doppio confronto sul filo del rasoio tra due squadre che non sono partite affatto bene nel proprio percorso europeo. Sia i nerazzurri che i blancos, infatti, non hanno ancora vinto una gara.
Le sfide contro Shakhtar Donetsk e Borussia Moenchengladbach hanno rappresentato un doppio ostacolo difficile da superare per quelle che erano considerate le due big del girone. Il primo confronto si giocherà a casa dei madrileni, che per l’occasione stanno aprendo l’impianto di Valdebedas per dare spazio ai lavori di ammodernamento del “Santiago Bernabeu”. Il ritorno si disputerà in un San Siro che purtroppo sarà ancora chiuso.
Ma le sfide tra Inter e Real hanno dato spazio a tante situazioni magiche per i colori nerazzurri. Partendo da ben 56 anni fa.
La notte di Mazzolino
Per l’Inter allenata da Helenio Herrera, il profeta che al ritmo di “taca la bala” faceva muovere le sue pedine nelle scacchiere di tutto il mondo, era la prima di tante finali. Il Real Madrid, invece, aveva nel proprio palmares diversi trofei internazionali. Da una parte c’era una squadra che voleva affermarsi, dall’altra c’era un vero esercito abituato solo a vincere, con giocatori diventati leggende, come Di Stefano e Puskas.
Ma quella fu la notte di Sandro Mazzola. Giocava con la maglia numero 8 perché lasciava la numero 10, come numero e come posizione in campo, a un vero poeta come Luis Suarez. Era uno degli elementi di spicco di quella Grande Inter che in Italia iniziava a comandare, dopo epiche sfide contro il Milan di Nereo Rocco e Gianni Rivera. E in quella notte magica, al Prater di Vienna, dominò la scena con due gol da antologia.
Fu la notte in cui Nicolò Carosio, il telecronista della Rai per quella gara, coniò il soprannome di Mazzolino per celebrare le doti di quel ragazzo agile e scattante, capace di mandare al manicomio la difesa merengue. E a fine gara, a suggello di quella grande serata, l’eredità riconosciuta da Ferenc Puskas: “Mi hai ricordato tuo papà Valentino”, gli avrebbe detto nel tunnel.
Il trionfo di Baggio
Portiamo avanti l’ideale lancetta del tempo di ben 34 anni. Siamo nel 1998, a san Siro si affrontano le vincenti di due dei tre trofei europei che venivano messi in palio. L’Inter di Gigi Simoni aveva trionfato in coppa UEFA, mentre il Real Madrid portò a casa la Champions League in finale contro la Juve. Non era per niente il miglior momento della stagione per i nerazzurri, tanto che il tecnico era già stato messo in discussione.
Dopo un primo tempo bloccato, nel giro di otto minuti arrivarono due reti. Il grande ex Zamorano sbloccò il risultato in favore dell’Inter, ma poco dopo ci pensò Seedorf per pareggiare. I nerazzurri hanno bisogno di vincere per avere maggiori chances di passare il turno, e a furor di popolo scese in campo Roberto Baggio. Fu la mossa vincente: come Mazzola 34 anni prima, due gol da antologia per fissare il punteggio sul 3-1 e mandare in tripudio il popolo interista.
“È il trionfo di Baggio”, urlò Sandro Piccinini nella sua telecronaca. E chissà se potrà esserci un altro eroe vestito di nerazzurro al cospetto del grande Real.
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Fonte immagine: Wikipedia
Francesco Cammuca