Oggi, purtroppo, miscelo calcio e cronaca nera, con la vicenda di Giovanni Padovani, il calciatore arrestato per l’omicidio di Alessandra Matteuzzi, a Bologna. Giovane, bello, tanto da fare pure il modello, una vita sui campi al confine tra professionismo e dilettantismo. Ma su di lui aveva pure messo gli occhi il Carpi, che disputa il campionato di serie C, però non se ne è fatto nulla.
Parliamoci chiaro, uno dei tanti che non è riuscito a sfondare, ma che poi con il pallone tra i piedi si è tolto le sue soddisfazioni e si è pure messo qualche soldo in tasca. Ieri ha ucciso la sua ex, che lo aveva già denunciato per stalking, a martellate, a Bologna, nella mia città, in una zona che ho frequentato una vita per lavoro. Lei era una bella donna di 56 anni, che lavorava come agente di commercio nel mondo della moda, una vittima di femminicidio, punto e basta.
Quello che mi ha sorpreso, e ve lo dico con estrema sincerità, è la naturalezza con cui si parla di un legame duraturo tra un ragazzo e una donna di trenta anni in più. Forse perché siamo rodati al cinquantenne che perde la testa per la ventenne, ma molto meno al contrario. Anzi, neanche un po’. Poteva già essere il segno di un malessere interiore il fatto che un bel ragazzo di ventisette anni avesse questa relazione atipica? Non è una domanda polemica, è una domanda che porrei ad uno psicologo, accettando qualsiasi risposta dal professionista.
Di certo c’è una vittima e un colpevole. Un ragazzo che si era allontanato dal ritiro della sua squadra attuale, la Sancataldese, per problemi personali, poi emersi in maniera devastante e tragica. La società per questo fatto, considerato legittimamente grave, non lo ha reintegrato. Lui è andato a Bologna e ha ucciso. Scuola Napoli, nazionale under 17, sognava la serie A, passerà parte della vita in carcere. Sliding doors.
Seguiteci anche su Instagram, per scoprire tante curiosità dal mondo del calcio e vedere qualche protagonista in diretta.
Fonte immagine: *Profilo Instagram @giopado33