A quando pare, stanno cambiando un po’ di cose in Formula 1: dopo l’incidente di Grosjean in Bahrain, quello in cui la sua Haas andò in fiamme dopo lo scontro con un guardrail e in cui il pilota si è ustionato mani e caviglie, la Fia ha deciso di mostrare maggiore attenzione al regolamento e di ampliarlo con maggiori accorgimenti, atti a facilitare le operazioni di soccorso dei medici in casi come questi, in cui alcuni elementi potrebbero creare degli impedimenti, anche per la “semplice” rimozione del casco.
Nello specifico, si è pensato di bandire durante le gare, l’utilizzo di qualsiasi gioiello e accessorio che in caso di incendio, potrebbe semplicemente diventare un’arma letale che consente la propagazione del calore e quindi aumentando il rischio di ustioni: no quindi a collane, bracciali, orecchini, piercing e altri accessori di questa tipologia.
Un’altra attenzione in più è stata riservata anche al vestiario che i piloti indossano sotto la tuta: anche le mutande dovranno essere di un certo tipo, bandite anche quelle di marca, perché non ignifughe.
Dovranno quindi indossare: indumenti intimi lunghi, sottocasco, calzettoni e scarpe omologate secondo gli standard richiesti dalla Federazione internazionale e resistenti al fuoco.
Non ci sembra niente di strano, né di sbagliato, anzi forse erano accorgimenti che avrebbero dovuto prendere già in precedenza, ecco perché ci viene difficile comprendere le proteste messe in atto da alcuni piloti, tra cui Lewis Hamilton e Sebastian Vettel.
Quest’ultimo per esempio, si è presentato poco prima del via delle libere 1 del GP di Miami con un paio di mutande firmate sopra la tuta.
Hamilton è il più penalizzato, data la grande mole di accessori che indossa, ma gli è stata concessa una deroga per piercing difficili da togliere e che lo accompagneranno fino a Monaco.
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Fonte immagine: Profilo Instagram @lewishamilton
