Al di là della Juventus che non è riuscita a scavalcare l’ostacolo rappresentato dal Lione (anche se i problemi interni allo spogliatoio sono ben presto diventati noti), una delle più grandi delusioni di questa fase finale di Champions League è senza dubbio l’Atletico Madrid. I colchoneros hanno fatto scalpore poco prima che il calcio – e il mondo intero – si fermassero, con l’eliminazione inflitta ai campioni in carica del Liverpool.
Inoltre la formazione spagnola, complice anche la composizione del tabellone, era chiamata a fare grandi cose. Dalla sua parte, infatti, c’erano squadre con poco blasone e con ancora meno storia. Fatta eccezione, probabilmente, per un Paris Saint Germain tutt’altro che invulnerabile, visti i problemi fisici che hanno costretto ai box giocatori di spessore come Verratti e Di Maria. Oltre all’acciaccato Mbappè.
Tuttavia, è bastato affrontare una squadra dinamica e con qualche idea di gioco un po’ più fresche, come il fastidioso Lipsia guidato da Julian Nagelsmann, per spegnere sul nascere le velleità dell’Atletico Madrid. Una squadra che dà l’impressione di essere solo lontana parente di quella che, non più tardi di quattro anni fa, portò il Real Madrid di Zidane ai calci di rigore nella sfortunata finale giocata a San Siro.
In ogni caso, la sensazione è che i colchoneros non possano più competere per un grande risultato in campo internazionale. A dispetto della novità portata dallo stadio di proprietà, gli investimenti sono stati pochi e sbagliati (eccezion fatta per qualche lampo di Joao Felix). E poi, dopo la separazione tra Simeone e il suo vice Burgos, sembra che la fiammella si sia un po’ spenta.
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Fonte immagine: Wikipedia Commons
Francesco Cammuca