E ancora una volta faccio mattina per tifare per un giocatore italiano. Prima Sinner, ora Berrettini: identico risultato. Occhiaie e delusione. Di Jannik ho detto nei giorni scorsi, di Matteo scrivo ora.
Rafa Nadal lo ha regolato in quattro set, i primi due senza storia a favore dello spagnolo, nel terzo una bella reazione del nostro, e nel quarto un certo equilibrio, fino a quando Berrettini spreca un paio di ghiotte occasioni e Nadal, da buon cannibale del tennis, se lo mangia.
Finisce così, con la sensazione che si potesse entrare in campo molto meglio e, chissà, magari sarebbe stata un’ altra partita, e poi che dall’altra parte della rete ci sia un signore ingiocabile. Uno dei tre alieni che sono scesi sulla terra tanti anni fa per far vedere come si gioca. Ogni tanto concedono qualcosa agli umani, ma quando vogliono vincono loro.
No, nessun processo a Matteo, fa parte dei terrestri e quando incrocia questo fenomeno di 35 anni, ne farà 36 nel 2022, può solo inchinarsi. E poi che si giocava sul veloce e non sul rosso… Perché questa non è la superficie di Rafa, ma è talmente bravo che vincerebbe anche sul pavimento di casa, dopo che hanno dato la cera.
Matteo ha compiuto l’impresa raggiungendo la semifinale, e quindi facciamogli un grandissimo applauso. La verità è che quando da bambini vedevamo i film di fantascienza pensavamo che un giorno gli alieni ci avrebbero invaso brandendo un’arma luminosa, oggi abbiamo capito che hanno scelto una racchetta da tennis.
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