Giocherà, o non giocherà, gli Australian Open Novak Djokovic? A questo punto è assolutamente marginale, più interessante sapere se verrà rispedito a casa, dopo essere stato trattenuto in un “albergo” per immigrati.
Ovviamente di livello pessimo per il serbo, abituato alla suite nei cinque stelle. E non parlo di politica perché qualcuno potrebbe preferire la suddetta struttura ad una serata con Di Maio… Battute a parte, proprio la politica è entrata a gamba tesa perché, siamo sinceri, l’esenzione alla vaccinazione di Novak è apparsa uno schiaffo ai no vax, ai pro vax e a quelli che si son dovuti vaccinare per poter vivere una vita. Djokovic non è colpevole, non è eroe.
Non è colpevole perché ha esercitato il suo diritto di non vaccinarsi, non essendoci obbligo, e non è eroe perché si è presentato con una esenzione. Legittima, o meno, non sarò certo io a valutare, eventualmente a sospettare, ma mi fermo qui. Sarebbe stato eroe ( per qualcuno, ma non certo per tutti, anzi, forse per la minoranza… ) se avesse fatto come la stella Nba Kyre Irving, che per non vaccinarsi ha dapprima rinunciato a giocare con i suoi Brooklyn Nets, e ora gioca solo in trasferta perché nello Stato di New York si va in campo solo se vaccinati. Ah, nel dubbio ha lasciato per strada circa 34 milioni di euro…
Djokovic non si è voluto, o potuto vaccinare, ma i tornei li vuole disputare e i quattrini è più contento se li ha in tasca lui… Comunque lo scenario è ampio, ma credo finirà cosi: non lo faranno giocare perché chi organizza l’Australian Open può giocarsi la faccia, il Governo australiano no. Verrà invitato a tornare a casa sua, ricordando che sarà sempre graditissimo, però da vaccinato. E lui partirà, anche perché non sarebbe stato facile, o nel caso non sarà facile, giocare subissato di fischi.
Nel tennis non capita mai, qualche volta ne sentivano Connors e Mc Enroe per i loro atteggiamenti spocchiosi, ma oggi non si fischia nessuno. Nole ne prenderebbe tantissimi, perché in un mondo in cui la nostra libertà è venuta meno, per un motivo sanitario, il privilegiato, appare come uno schiaffo in faccia alla gente comune. E siamo noi, popolo del mondo, che non applaudiremo mai chi ci schiaffeggia.
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