Andrea Consigli si rivela ormai da tante stagioni come uno dei migliori portieri nel nostro campionato. E quando gli viene chiesto cosa lo avesse indotto a scegliere questo ruolo, la risposta è tanto simpatica quanto intrigante: “Sa cosa successe da piccolo? Giocavo in mezzo al campo. Ma non mi divertivo. Così, un giorno, dissi: ‘O mi mettete in porta oppure vado via’. Mi misero in porta”.
Il numero 47 del Sassuolo ha parlato del momento dei suoi, che hanno anche avuto diversi alibi sul fronte infortuni: “Abbiamo passato un periodo difficile con diversi giocatori infortunati. Berardi, Traoré, Defrel, poi Muldur. E se nella prima parte del campionato abbiamo resistito, beh, nella seconda fase pre-Mondiale siamo un po’ scivolati. Nelle ultime tre gare, per esempio, abbiamo fatto un punto. Ci è mancato il cazzotto decisivo, per restare in tema, bloccando continuità e crescita”.
La storia del Sassuolo secondo Consigli
In un’intervista per la Gazzetta dello Sport Consigli ha rivissuto le otto stagioni fin qui affrontate con la maglia dei neroverdi. E lo ha fatto attraverso tre capitoli che non si potranno mai dimenticare: “La partita contro l’Athletic Bilbao, anche la qualificazione contro la Stella Rossa In Europa League o il rigore parato al Lucerna. Due: l’anno precedente che ci portò in Europa. Tre: l’ultimo anno di De Zerbi, calcio di alto livello, eravamo diventati dominanti. Facevamo paura”.
Uno dei pochi rimpianti nella carriera del portiere riguarda l’assenza di minuti in Nazionale. Un vero e proprio cruccio per lui: “Sa cosa un po’ mi pesa? Che in un certo periodo sarei dovuto essere presente nei convocati della Nazionale ma non sono mai stato preso in considerazione. Sono supercritico con me stesso, ma credo di essermi evoluto, mi è stato riconosciuto il fatto di essere un portiere moderno: non in azzurro”.
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Fonte immagine: Profilo Instagram @andreaconsigli47